Licenza Creative Commons
OCEANO TERRA by Racconti della terra sotto il mare is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 3.0 Unported License.
Based on a work at andreaparovel.blogspot.com.

martedì 17 agosto 2010

Il Re è morto.Viva il Re!

Post n°20 pubblicato il 17 Agosto 2010 da paulget
Foto di paulget
Essenzialmente la televisione è più vicina alla vita reale di qualsiasi altro libro. La pazzia della televisione è la pazzia della vita. (Camille Paglia)

La normalità è il consentito.  (Paulo Coelho)





“Come diavolo è potuto succedere! Voglio da voi una spiegazione, e non una qualsiasi,
ma una spiegazione che mi possa far capire come diamine possa essere successa una cosa del genere!”

Il Re, pezzo d’uomo, sulla strada dell’autunno ormai  come i suoi capelli lasciavano intravedere, camminava avanti e indietro per l’immenso salone che faceva da studio personale, fermandosi a volte per rileggere di nuovo l’ultimo comunicato recatogli da uno dei suoi messi.
“Fino a ieri tutti, tutti voi, dicevate che avreste avuto sempre e in ogni caso la situazione in pugno, che il popolo sarebbe stato con me sempre, che mi avrebbero amato sempre e avrebbero accettato sempre di buon grado ogni cosa gli avessi proposto.”
Uno dei due servitori si sporse verso di lui per accennare qualcosa ma commise l’errore di avvicinarsi troppo.
Una mano forte e villosa arrivò sul suo viso come un raggio di sole improvviso, la mattina passata una collina, ti arriva agli occhi facendoteli chiudere. E così fu, li chiuse d’istinto, ma la forza che alimentava quel gesto non era paragonabile alla luce accecante del sole e lo scagliò, esile e minuto com’era, contro la vetrata che dava sul balcone, lo stesso dove fino a pochi giorni prima si affacciava con il suo padrone per i bagni di folla ormai usuali in tutti quegli anni.
Il fisico emaciato fu la sua salvezza, infatti, nonostante il forte colpo, il vetro tremò con fare sinistro lasciandolo a terra con gli occhi stretti e le mani a coprirsi la testa e ad aspettare la pioggia di schegge che lo avrebbe sicuramente investito.
 Il vibrare del vetro andò scemando, ed il servo alzando leggermente la testa da sotto le braccia, vide che aveva resistito. Un sospiro venne dal profondo, spezzato a metà da un calcio nello stomaco che lo fece rimanere in apnea come avessero consumato tutta l’aria intorno, come se fosse all'interno di una bolla senz'aria e lui, in mezzo, annaspante con la bocca aperta come un pesce fuori dall’acqua appena pescato.
Un dito tozzo, grosso, e minaccioso si stagliò contro di lui..
“E tu! Incapace che non sei altro – riprese il monarca- mi dici che sarebbe tutta colpa di un pozzo! Colpa dell’acqua di uno stramaledetto pozzo?!”
L’altro servitore fino ad ora in disparte, con la voce tremante, disse qualcosa come .” ascolti mio signore..” e il Re si girò di scatto fulminandolo cogli occhi  spiritati, mentre lui continuava con un coraggio figlio più della disperazione che di qualche virtù nascosta, “ se ci sediamo con calma posso spiegarle tutto in poche parole e potremmo così trovare una soluzione, a tal proposito mi son permesso di chiamare a palazzo il suo fedele amico, il mercante che già tante gioie ha diviso con voi.”

Quelle parole sembravano aver sortito l’effetto voluto e il Re, alzando la testa verso il panorama aldilà della vetrata ebbe subito un espressione diversa, mentre il secondo servo tenendosi a debita distanza aiutava il mingherlino a terra a rialzarsi il sovrano disse :- “ Va bene! E sia! Mandatelo a chiamare e parliamone con calma.”

Il mercante era un uomo arrivato a corte parecchi anni prima e tra mille proposte e affari buoni era entrato nelle grazie del regnante diventando anche piuttosto intimo tanto da organizzare pure le sue nozze, nel frattempo l’uomo usava il potere e le conoscenze del Re per accrescere i suoi averi.
Uomo sempre sorridente e affabile, severo quando si trattava di discutere seriamente se un terreno doveva essere usato a pascolo o usato per costruire delle nuove case, una serietà che incuteva timore ai tutti i consiglieri del Re e faceva a pugni con la sua non proprio prestante fisicità. Alto poco più di un metro e sessanta, faceva anche fatica a salire a cavallo, e le malelingue di palazzo dicevano che avesse dei rialzi dentro li stivali per sembrare più prestante.
Con il tempo però, aveva conquistato un po’ tutto il territorio intorno alle mura del castello e non c’erano botteghe, osterie, fabbri, o contadini che non fossero in mano sua. Tutto naturalmente con l’approvazione del Re che lo aveva aiutato non poco e gli aveva concesso molti dei suoi territori.
Per questo motivo il monarca si rasserenò al sentir il nome del suo grande amico.
Infatti, anche lui avrebbe avuto interesse ad evitare una rivolta popolare.


Il mercante entrò nel salone senza essere nemmeno annunciato, con un sorriso da gaudente stampato in faccia, e quando il Re lo vide, gli andò incontro abbracciandolo, facendo sembrare il piccolo uomo un bambino fra le sue vecchie ma ancora robuste spalle.
“Ascolta amico mio- esordì l’uomo- ora ti spiego come sono andate le cose e vedrai che una soluzione la troviamo. Dopo tante battaglie passate insieme vedrai che vinceremo anche questa.”
“Mio caro e fedele amico – disse il Re guardandolo negli occhi- qui il problema è grosso, la gente è impazzita e rischio non solo di perdere il regno e per ironia della sorte a questo punto mi andrebbe anche bene di perderlo, ma anche tutti i tesori che ho accumulato in questi lunghi anni di fatiche. Non pretenderai che mi faccia spogliare di tutto.”.
Il piccolo uomo guardò i servitori e disse:- “ Gli avete spiegato come stanno le cose? Cos’è successo davvero?” I due uomini si guardarono balbettando, a questo punto il re intervenne “No! Non hanno saputo far altro che blaterare dell’acqua, del pozzo del paese e altre scemenze simili.”.
“Infatti, è cosi “, lo interruppe il mercante, lascia che ti spieghi.
E così dicendo si sedette sul divano facendo cenno al Re di seguirlo. Un po’ sorpreso da un comportamento simile ma ormai disperato, il Re lo seguì e sedette accanto a lui.
“Vedi”, disse il mercante girandosi verso il Re, “ un uomo malvagio al soldo di altri uomini e streghe, per spodestarti e privarti del tuo regno, ha preparato una pozione magica che ha il potere di rendere pazzi gli uomini, e l’ha versata nottetempo nel pozzo del paese, dove tutti prendono l’acqua a parte te che hai un tuo pozzo personale, e tutto il popolo è impazzito, non capisce più quello che dici e che fino a ieri andava bene per loro. Anche tutto quello che hai fatto è diventato all’improvviso opera di un pazzo”.
Il Re sgranò gli occhi “ Ma se mi stai dicendo che sono loro a esser diventati pazzi, come sarebbe che sono io il pazzo! Io sarò il normale semmai!”
“Certo, caro amico –disse il mercante- ma loro sono tutti  pazzi e sono la maggioranza, e quindi se ne deduce che, essendo solo tu diverso, sei tu il pazzo per loro.”

“Consentimi..–il mercante si alzò dal divano invitando il Re a seguirlo- io una soluzione ce l’avrei per risolvere il tutto e darti la possibilità di uscirne bene”. Così dicendo lo prese sottobraccio e si allontanò dai consiglieri camminando lentamente vicino al Re, arrivati lontano da orecchie indiscrete davanti alla vetrata risparmiata dalla furia regale poco prima, disse:- "Certo che questa non è una bella situazione. In nome della nostra vecchia amicizia però avrei in mente un modo per dare a te la possibilità di mantenere le tue ricchezze e a me di aumentarle. Potremmo sfruttare la situazione che si è creata e girarla a nostro favore.”
“Dimmi come, ti ascolto!” esclamò il re con un aria fra il calmo e il supplichevole, l’aria di uno che pende oramai dalle labbra di un altro uomo piuttosto di finire ‘appeso’ in mezzo ad una piazza tra la folla inferocita.
“ Vedi.. tu dovresti abdicare". Così la gente sarebbe soddisfatta, e mettere al tuo posto una persona di cui si fidino e, che nello stesso momento ti permetterebbe di trovare riparo nel regno oltre il mare dal tuo amico Conte che sicuramente ti accoglierà a braccia aperte.
Il Re s'irrigidì, nella luce ambrata del tramonto che illuminava il suo volto provato ebbe un sussulto, come se i suoi sensori da esperto despota fossero entrati tutti in allarme a quelle parole.
Si girò verso il mercante che lo guardò con aria sorniona, l’aria di uno che ti dice con un sorriso:  “Sì..hai capito bene..”
“TU?” esclamò il Re e abbassando subito la voce aggiunse:- “Come farai tu a tenere a bada una folla che tu stesso hai definito pazza pochi minuti fa! ”
“Non ti preoccupare -rispose l’uomo- è il minimo per una persona come te che mi ha dato tanto, ho già un piano in mente. Tu, però, devi partire prima possibile.
Il Re restò in silenzio per un attimo che sembrò eterno, poi si girò verso il mercante e lo abbracciò.
“Grazie amico mio, sapevo che non mi avresti mai abbandonato, ma tu ora che farai, ora che resti solo contro un popolo che potrebbe farti perdere tutto quello che hai conquistato in questi anni”.
Il piccolo uomo lo guardò negli occhi e disse :-“Fidati..ci penso io!”
E così, con quest’ultimo abbraccio si suggellò il passaggio di consegne e il Re, affranto ma sollevato, si avviò verso lo scrittoio con passo lento che lo fece sembrare ancora più vecchio.
I consiglieri si guardarono e poi guardarono il mercante, da lontano lui fece un sorriso ed un cenno di intesa. Un sospiro silenzioso salì dai loro cuori.


                                                      xxxxxxxxx


“Signori, sono pronto!”
Il nuovo Re stava davanti ai pesanti intarsi di legno e ferro del portale che si apriva sulla piazza del paese, circondato dalle sue guardie, bardato di tutto punto, ma non troppo appariscente, si era preparato con cura.
Negli ultimi giorni si era fatto preparare tutta una serie di messaggi distribuiti ai suoi nuovi messi che li avevano letti in tutti gli angoli delle strade e, ormai, il popolo era curioso di vedere e sentire cosa avesse da dire questo mercante che aveva spodestato, secondo la loro opinione dovuta all’intruglio nel pozzo, un Re folle e ladro.
Ora era il momento, si assicurò che la piazza fosse piena e diede il segnale.
Le porte si aprirono.

Un grande sorriso illuminò il volto dell’ex mercante, mentre la folla si apriva come acque bibliche al suo passaggio per richiudersi subito alle sue spalle, il che preoccupò non poco le guardie che stavano intorno al loro sovrano.
 Lui era sicuro. Sicuro nel passo, nel sorriso, nello sguardo, ma si guardava bene dal parlare, essendo considerato ancora, dalla gente sotto incantesimo, un folle, anche se, a detta dei messaggeri che inviava in incognito fra la gente, serpeggiava un velo di ottimismo fra il popolo.

Arrivò in cima alla piazza, davanti al pozzo. Ordinò ai suoi servi di attingervi un po’ d’acqua.
La gente, incuriosita, cominciava a mormorare.
Appena il secchio fu pieno, lui , da una delle tasche, prese un bicchiere di rame preso nelle cucine, lo immerse in quell’acqua fresca e  bevve tutto d’un fiato.
Per un attimo si guardò intorno, poi all’improvviso, senza nessun preavviso una fiammata gli salì da dentro, un calore che dalle gambe arrivava sempre più su, fino al petto, ancora più su fino alla testa e, come se non potesse uscire da nessuna parte, gli scaldò anche gli occhi. Poi cessò.
Si girò verso la piazza ormai ammutolita.
E parlò..
La gente disse subito: "Questo sì che si capisce quando parla."

E regnò in tranquillità per molti anni ancora, salvando le sue proprietà insieme a quelle dell’amico.

Nessun commento:

Posta un commento